LEZIONE DEL 14 MARZO

LEZIONE DEL 14/03/2017- STORIA DELLA SCUOLA
Sappiamo che dopo la grande storia, dopo il racconto importante che alla storia dell’umanità ha fornito la civiltà greca, c'è stato un altro racconto importante. Se doveste spiegarlo ai bambini dovreste fare così, cioè sezionare l’ambito dell’evoluzione della storia dell’uomo attraverso dei racconti, delle narrazioni, perché ognuna di queste funzionano se vengono fornite alle altre generazioni come narrazioni.
Dopo la grande narrazione greca c'è la narrazione romana, con tutte le sue micro- narrazioni all'interno. Dai re, agli  imperatore, alle congiure, alla creazione dell'impero, tutte le diverse fasi testimoniano che stiamo raccontando ad un bambino della scuola elementare la storia della nostra cultura. Chiedo alla mia classe di bambini: dopo questa narrazione cosa c'è? C'è la narrazione del medioevo, una successione di fasi storiche. Ma noi non stiamo facendo una ricostruzione da storici, da enciclopedia. Cosa interviene come storia, come narrazione importante, a questo punto? Qualcosa di coinvolgente che condiziona la storia a venire. Sono meritevoli di attenzione e sottolineatura soltanto gli eventi che nel flusso dell'evoluzione del genere umano determinano conseguenze che restano dopo, cioè quegli elementi e quegli eventi in base ai quali ciò che viene dopo è diverso da quello che era prima. Perché l'uomo può determinare alcune fasi storiche attraverso alcune date che stabiliremo noi perché andiamo individuare simbolicamente degli eventi in base ai quali sappiamo che le conseguenze di quegli eventi hanno determinato un flusso storico che non sarebbe mai più stato come prima.
In questo periodo c'è l'avvento del Cristianesimo. La ricostruzione che proponiamo è del Cristianesimo come evento storico, non come evento religioso. Una ricostruzione assolutamente laica. Dell'evento cristianesimo noi dobbiamo riconoscere che il cristianesimo in quanto evento storico è stato uno degli eventi più determinanti della storia dell'umanità, bisogna quindi abbandonare i condizionamenti personali legati alla fede. Considereremo qualcosa che non dipende dal fatto di chi crede o meno ma qualcosa che c'è, quindi lo studiamo in maniera laica. Cosa significa che il cristianesimo è un evento che determina un cambiamento nella storia? E soprattutto come il cristianesimo diventa importante anche nell'evoluzione della storia dell'educazione? Perché diventa di svolta importante?
(in merito all’intervento di una ragazza) Il monachesimo è un’ esperienza importantissima però mi chiedo il senso del cristianesimo perché diventa determinante.                          (altro intervento) Già con l'umanità si era messo l’uomo al centro, con il cristianesimo si arriva  alla persona intesa come spirito e essenza non solo come corpo.
L'evoluzione dell'educazione, la storia dell'educazione, la storia nella scuola non può prescindere dalla storia della considerazione di ciò che si educa. Cosa si educa? Chi si educa? Si educa un soggetto. Non posso prescindere dalla storia dell'uomo e dall’evoluzione del soggetto che io educo. Attraverso le varie fasi storiche qual è l'evoluzione del discente? La storia è anche l'evoluzione della figura del maestro. Come si prepara il maestro? Cosa studia? Arriveremo fino al vostro percorso di studi, a come si è istituito il corso di laurea ma dobbiamo innanzitutto chiederci quale sia l'evoluzione del soggetto cui si rivolge l'educazione che noi sviluppiamo come ultima agenzia di formazione a ricostruzione della fase storica nel corso degli anni come rappresentante dell’ avvicendamento generazionale in fieri, quello è il soggetto.
Una delle problematiche principali dell’organizzazione della scuola nell’Ottocento italiano è  il rapporto tra Stato e Chiesa (struttura ecclesiastica) nella scuola pubblica e nella scuola privata. Questo è ancora oggi fulcro della discussione scolastica.
Erano gli ordini che organizzavano le scuole. La struttura organizzata che rappresenta il messaggio del Cristianesimo, la Chiesa, è stata forse la prima a farsi carico di un organizzazione tendente a mettere al centro un cammino da offrire alle loro generazioni, con tutti i limiti che quel cammino poteva avere, quella struttura era limitata, protetta ma che comunque è esistita per gran parte dei primi anni dell'organizzazione degli Stati moderni perché la scuola nasce dal concetto stesso di Stato moderno, tutto ciò di cui stiamo discutendo fino ad oggi è un concetto relativo all'educazione, stiamo partendo da una definizione allargata relativa all'educazione per poi contestualizzare in senso stretto in ambito scolastico.
E’ chiaro che gran parte della possibilità stessa di fare scuola nello Stato moderno europeo è stata data dall’ organizzazione scolastica della Chiesa cattolica perché siamo nelle fasi storiche in cui la Chiesa cattolica aveva un primato anche sul potere politico delle diverse nazioni e dei diversi paesi che chiaramente consentiva questo tipo di evento.
D'altro canto le verità hanno sempre due facce, c'è anche da dire che molti paesi non avevano altra strada che delegare alla chiesa l'organizzazione di un'istruzione che altrimenti non avrebbero avuto o fatto. Per questo ancora è rimasta la tradizione di accoppiare anche nella nostra mente alcuni ordini e gradi di scuole a una certa struttura ecclesiastica, a una certa visione dell'organizzazione della cosa pubblica affidata alla chiesa. Ancora oggi abbiamo a che fare con strutture scolastiche che fanno capo ai monaci o alle suore e ancora eredità di quel tipo di gestione c’è in paesi che maturavano la loro essenza di Stato moderno in una situazione politica in cui la possibilità di fare una scuola per i piccoli, magari nei paesini di provincia, non c'era affatto e veniva delegata alla Chiesa che era l'unico luogo, in quanto parrocchia, di aggregazione socio-politica, organizzativo- programmatica, di prosieguo dello sviluppo umano lumeggiata dal faro della fine dei principi della morale cattolica e di tutto quanto. Per questo poi anche quando non più appaltate alle chiese, alle parrocchie e  alla struttura ecclesiastica alla fine l'impianto di fondo della scuola soprattutto in Italia rimane di una scuola che vorrebbe rispettare i dettami dell’ impostazione religiosa cattolica. Il rapporto conflittuale tra l'organizzazione della scuola come entità libera e la Chiesa cattolica è conflittuale anche perché non si arriva mai a una soluzione se si vuole prendere una posizione da una parte o dall'altra in maniera dogmatica perché la Chiesa ha tanto avuto in termini di potere dal fatto di poter organizzare l’ istruzione per anni e anni ma ha dato di fatto la sostanza alla cosa perché se non ci fosse stata la chiesa forse non ci sarebbe stata affatto l'istruzione.                                                                                 Essere studiosi di storia della scuola significa innanzitutto non prendere posizioni di parti, dogmatiche. Tutti gli estremismi sia da una parte che dall'altra non sono utili per una ricostruzione storica attenta.  La posizione più prudente è quella di chi studia i rapporti altalenanti che esistono negli anni in Italia tra l'istituzione ecclesiastica e la scuola statale, quindi sarà simpatico studiare quegli eventi nelle fonti e non nel libro storico che può essere di parte. Se leggiamo i documenti gli storici li facciamo noi e  sarà divertente anche leggere come uno stesso granduca scriveva che la scuola doveva essere appannaggio del potere temporale e dello stato e allo stesso tempo scriveva missive ai cardinali e ai vescovi per chiedergli di inviare quanti più parroci era possibile perché erano gli unici in grado di fare i maestri in quel periodo; così come verificare quanto il fatto di delegare con quattro soldi la chiesa alla parrocchia di turno significava condannare tutti i bambini di quel contado all’ignoranza perché gravitavano tutti bambini poveri intorno a un unico parroco che chi sa se faceva lezione una volta a settimana.  È importante per avere un impianto universitario e non fare teologia o partigianeria. Poi una volta approfondite le situazioni ognuno può prendere una posizione di natura critica, che è sempre moderata. Fuggite dai non moderati. Più si studia più si è portati a un giudizio di moderazione e non prendere una posizione granitica, più si studia più si alimenta il dubbio.
Torniamo un momento indietro, all’evento del cristianesimo.
Se ci rimettiamo in quel solco ricostruttivo del concetto stesso di educazione noi passiamo dalla grande teoria che ci aveva dato l'epoca classica, la stagione dei grandi filosofi come Platone e Aristotele, attraversiamo quel concetto della rivelazione dell'Humanitas romana e approdiamo ad una evoluzione di quel soggetto che però solo un messaggio come quello cristiano poteva consegnare, il passaggio da uno stato all'altro o meglio l'arricchimento di quello che abbiamo definito status relativo all'umanità. Per ragionare in maniera molto semplificata potremmo dire che l'umanità romana ci consegna l'uomo per la prima volta al centro della storia e il cristianesimo ci consegna la persona in un'evoluzione di quel concetto.
Il cristianesimo per la prima volta ci consegna la persona che è al centro di un messaggio che per la prima volta rende il soggetto persona o fulcro del sistema esistenziale, non al servizio del sistema esistenziale e in quanto tale ne eleva la figura a oggetto di ogni attenzione possibile tanto che -ragionate in termini storici- il profeta di questa religione, il Messia di questa religione è al contempo Magister e schiavo perché Gesù è servo degli uomini. Riflettete storicamente sul dato educativo che ci lascia il messaggio cristiano. Gesù è il maestro, i discepoli lo chiamano maestro, è il maestro, il Magister per eccellenza, colui che insegna la via, che traccia la via ma al contempo è veramente il primo tra quelli che noi definivamo nella definizione delle scienze umane o in pedagogia generale il pedagogo, lo schiavo che accompagna il fanciullo. Forse Cristo è il primo vero e pieno rappresentante di quel profilo, di quella figura perché egli serve gli uomini e il racconto del cristianesimo è pieno anche di esempi e di aneddoti che rappresentano questo suo mettersi al servizio dell’uomo e così è rappresentato il Cristo dei Vangeli. Studiare il cristianesimo come evento storico è una delle cose più entusiasmanti, purtroppo siamo portati a pensare che lo studio del cristianesimo sia quello del catechismo. Questa è ritualità relegabile all'esercizio della fede e non c'entra niente con lo studio di un evento storico che invece vede momenti di grandissimo entusiasmo dal punto di vista delle accelerazioni culturali. Pensate al messaggio di un rappresentante religioso, chiamiamolo così in maniera quasi blasfema, che arriva e di colpo interrompe anche la tradizione della stessa regione. La svolta che riguarda il Vecchio Testamento rappresenta l'avvicendamento della generazione culturale di un messaggio che irrompe nel flusso della storia degli uomini in maniera assolutamente dirompente. Cristo sostituisce l'immagine del Cristo triumphans - se andate a vedere tutte le immagini rappresentative di Cristo relative al Vecchio Testamento sono di un Cristo trionfante, sul trono, con uno scettro, corone, oro, ricchezza e la storia dell'arte insegna tanto in questo, basta vedere un solo quadro e una sola immagine che imparate più di quanto imparereste leggendo capitoli in capitoli, le immagini del Cristo trionfante non è quella del compimento del messaggio religioso del cristianesimo che avviene durante l'epoca romana. Quell'immagine viene sconvolta dal Cristo in croce, cioè dalla storicizzazione dell'evento, dal fatto che succede, la verità fatta di carne e di sangue fatta di violenza, di uomini, di storia. Ecco che i messaggi, libri, le tavole, la verità, la condotta, tutto ritorna nel momento in cui un uomo di fatto viene messo in croce e se quell'uomo è al contempo maestro/ schiavo, tanto da fornire la propria immagine di vinto alla storia, la storia ha una rivoluzione perché il primo vinto fa la storia. Cristo è il primo vinto che fa la storia perché non rivendica la vittoria. Infatti di colpo tutte le immagini del Cristo trionfante spariscono dalla storia e cominciano i crocifissi. Ecco l'atto educativo rivoluzionario, l'uomo che dedica se stesso agli altri uomini e alle future generazioni in un atto talmente totalizzante che il proprio annullamento diventa l'esempio educativo per chi verrà,  che l'errore fatto sulla propria pelle diventa l’esempio per coloro che verranno dopo la storia cristiana. E’ la storia della religione in più massacrata in tutta la storia dell'umanità eppure è il messaggio che resta dalla notte dei tempi in virtù dello scarto educativo che propone. Uno scarto a livello storico e non a livello di fede perché quella storia è una storia che si racconta e non c'è bisogno di crederci. Se io reputo che un uomo che muore ucciso dei suoi simili a cui voleva insegnare sia uno scarto di natura educativa per il futuro ci posso credere a questa cosa a prescindere che sia figlio di Dio, che esista la vita dopo la morte, che ci sia un paradiso, un inferno o un purgatorio e il fatto che gli uomini abbiano da quel momento in poi rappresentato una croce come messaggio educativo è un fatto storico. Lo si può contestare come fede ma non come acquisizione del dato storico. Perché da quel momento in poi gli uomini rappresentano la croce e non il Cristo trionfante? Quanto la crocifissione di Cristo rappresenta il vero avvicendamento generazionale educativo? Avete mai riflettuto sul fatto che il simbolo di tutta la religione cattolica del cristianesimo nella più diffusa religione al mondo, di uno dei più grandi eventi dell'evoluzione della storia dell'umanità, è la croce? Rappresenta l'amore di Cristo ma questa è una rappresentazione teorica che abbiamo montato noi sull'immagine. Cristo umanizza la divinità ma per quale motivo utilizziamo la croce come simbolo? perché la croce è il mezzo con il quale noi lo abbiamo ucciso. Per tutti i secoli successivi abbiamo rappresentato il cristianesimo con lo strumento di tortura con il quale lo abbiamo ucciso. Interpretarlo come un fatto di salvezza nei nostri confronti è un fatto di fede. Ma anche chi non crede devi riconoscere l'accelerazione culturale che si è verificata da quel momento in poi. E’ un dato innegabile che tu creda o non creda. Volendo fare un parallelismo atemporale se Cristo è il magister che si sacrifica per l’umanità, il senso per maestro è quello che si sacrifica e si rende disponibile sempre per i suoi alunni. E’ un discorso complesso di cui parla anche sant’Agostino.

Tiriamo le fila del discorso. Il racconto è quello del cristianesimo? Cosa instaura? Qual è lo scarto significativo dal semplice concetto di Humanitas a quello di persona che noi troviamo nella narrazione del cristianesimo e che è riscontrabile anche in un racconto al cui centro per la prima volta, e guardatelo come messaggio storico e non di fede, c'è la storia di un vinto? perché il dato fondamentale è questo. Quello a cui facevo cenno prima, cioè Cristo è vinto. E’ vinto perché è una figura che pone al centro della storia noi uomini quindi che la si voglia declinare in modalità religiosa o meno il fatto di essere al servizio, di servire gli uomini è il fulcro della questione. Cristo serve gli uomini, il maestro serve i suoi allievi. È l'uomo al servizio degli altri uomini, talmente al servizio che se gli altri uomini lo mettono sulla croce, ci va. È l'unica religione che hai invertito la direzionalità di potenza dell’atto tra uomini e dei. È l'unico Dio che viene sconfitto dagli uomini, nel senso che analizzando storicamente il testo evangelico per quanto riguarda ciò che dicono i ladroni per esempio c’è un'interpretazione inversa della direzionalità tra divino e umano perché il ladrone lo provoca dicendogli:  “Se sei il Figlio di Dio, perché non ci salvi tutti?” “Che Dio sei?” Dio non si sarebbe fatto nemmeno frustare, torturare, nemmeno mettere al bando quindi a quel punto sei Dio oppure no? Evidentemente il messaggio cristiano è che non è quel Dio, perché gli uomini sono più importanti. Questo è il messaggio di profonda rivoluzione dell’ avvicendamento generazionale. Da quello nasce quella che noi definiamo visione cristiana dell'educazione, così come da quella impostazione educativa nasce il rapporto genitoriale in cui il figlio per un genitore vale più di sè perché per un genitore il figlio vale più di sé, per Cristo gli uomini erano i più importanti di sè. Per un maestro sono più importanti gli allievi della propria figura, della propria essenza. Il messaggio attraverso il quale un Dio, un uomo vinto fa la storia è perché per la prima volta con l'atto più cruento e disarmante di violenza degli uomini Cristo mette al centro gli uomini stessi che lo compiono cioè riconoscendo ad essi una tale importanza, sottolineando talmente l'importanza che gli uomini devono avere e la loro storia che può andare contro se stesso senza reagire. Questo significa rileggere storicamente le frasi che abbiamo sempre sentito e che ci ripetiamo anche in maniera stanca nell'esercizio funzionale religioso, frasi del tipo “ha dato la vita per noi”, “ha donato la vita per noi”. Ma se andiamo a una ricostruzione storica dell'evento “donare la vita” significa aver scelto tra l'avvicendamento generazionale di un mondo di uomini a cui donarsi e la propria persona e questo le scritture lo raccontano:  se un ladro dice “perché non ci salvi tutti se sei Dio”, l'altro ladrone ha capito il messaggio e dice “taci perché io e te ce lo meritiamo di stare qui, lui non ha fatto niente e ci sta lo stesso” vedete il primo scarto educativo Gesù lo diede già sulla croce. Uno dei due ha capito e parliamo di ladri, vedete anche il messaggio, parliamo di gente disonesta, di persone condannate a morte, oggi sarebbero gli ergastolani, ecco uno degli ultimi ha capito quindi già è educato. Non i discepoli, non la storia delle religione, pensate al fatto educativo raccontato dalla storia. Questa storia può essere ambientata a Brooklyn come a Gerusalemme, cioè c’è un uomo messo a morte che era un giusto e accanto ha delle persone e una di queste due persone ne capisce il messaggio educativo, lo ha educato lui. E’ stato rifiutato dalla comunità cui voleva donarsi e non protesta cioè ama talmente gli uomini da educarli, ha una propensione per gli allievi talmente elevata che non contesta i loro gesti nemmeno se lo distruggono, il donarsi agli uomini. Questo mette in crisi tutto l'apparato della storia educativa degli uomini. Questo messaggio è di disarmante forza perché quando ti annichilisci per l'amore del prossimo crei un vettore educativo nuovo, crei una esaltazione del soggetto- persona che ti sta di fronte senza precedenti perché fino ad allora ciò che era rimasto vivo anche nel concetto di Humanitas era l'alterità che significa, comunque è un altro, comunque il soggetto è una persona cui io do qualcosa ma mi resta alieno. Per la prima volta con il cristianesimo subentra il concetto di cura, che non può essere scissa dall'esaltazione del soggetto preso come soggetto- persona. Nel momento in cui il messaggio cristiano mette capo alla costruzione del soggetto -persona di questo soggetto- persona non prendo in carico solo la sua formazione  ma di lui mi prendo cura e questa è una narrazione diversa, una narrazione che Mari ridefinisce la narrazione della salvezza, che storicamente è un racconto inedito, completamente diverso, che sconvolge i parametri dell’ avvicendamento generazionale perché nel messaggio cristiano la rivoluzione nel percorso evolutivo del processo di educazione avviene con l'esaltazione del soggetto, un uomo diventa lo specchio di una figura inedita (al contempo maestro e servitore) che è al servizio, si sacrifica, vive la missione di darsi agli altri pur essendo depositario di una verità superiore. C’è della realtà di essere maestro, Cristo nella storia religiosa dell’evento, voi maestri, docenti rispetto ai discenti, mentori rispetto ai discenti, genitori rispetto ai figli. Il genitore dovrebbe essere depositario di maggior saggezza, preparazione emotiva, di tutto ciò che è oggetto di consegna, eredità, prosieguo della vita e un genitore è disposto ad annullarsi per i figli. Tutti i principi che mandavamo a memoria se ripresi con un’ analisi seria si fanno rivelatori di contenuti più interessanti rispetto alla pratica che abbiamo nella nostra memoria infantile, ci fanno capire di più anche il rapporto generazionale, il primo rapporto di avvicendamento educativo è quello genitore- figlio e comprendere quanto il messaggio cristiano ha influito sull’ambito educativo ci farebbe avere già un’idea del rapporto scolastico. Quello che per noi oggi è molto delineato relativamente al passaggio dalla fase in cui viviamo in famiglia quella in cui si va alla scuola dell'infanzia e poi alla scuola primaria in passato non lo era. Le prime forme embrionali di scuola erano una sorta di naturale prosieguo del contesto familiare. Se ci si riusciva le prime forme scolastiche venivano sviluppate all'interno di alcune realtà familiari che riuscivano ad ospitare e quindi il concetto di educazione non era riferibile alle nozioni di programma. C'era l'intenzione che fa capo a un'idea generale. Per l'idea generale devi avere degli ideali e le idee a cui ci si è riferiti nel corso dell'Occidente è quella del cristianesimo per questo non dobbiamo meravigliarci che a volte alcuni contesti ambientali più arretrati hanno molto più rapporto con un impianto di rigore morale riferibile alla religione. Se andate in un paese, quanto più piccolo è il paese tante tracce dell'avvicendamento educativo generazionali in famiglia sono riferibili all'ambito religioso. Più ci si allontana dal centro del fermento della discussione dell'avvicendamento E più come argine formativo dell'avvicendamento generazionale c'era un punto di riferimento più generale possibile, il più generale possibile della nostra storia torna sempre al messaggio storicamente riferibile al cristianesimo perché il messaggio più semplice e più immediatamente percepibile è riferibile e valido per tutti, ha una morale valida per tutti e non si tratta di arretratezza culturale anzi forse di una sovrapposizione che resiste agli anni e che rimane per più tempo attaccata. L'idea generale si sviluppa in un avvicendarsi di idee, di nuovi costumi, di nuove cose. Anche in termini di confidenza blasfema, nel paesino il rapporto con una generalità di impianto educativo più elevato sopravvive allo specialismo della città resiste, e si ha una maggiore convivenza con la morale cristiana. Nel paesino si bestemmia di più rispetto alla città, è confidenza. Se poteste vedere cosa si verifica nel Duomo quando si deve sciogliere il sangue: le popolane gli gridano diverse cose ( es. faccia ingiallita) perchè si ha confidenza, la chiesa è di casa, c’è un canale privilegiato con il santo. E’ un parametro confidenziale di impronta antica, arcaica, ancestrale, storica, profonda, che torna alla matrice primigenia dell’essere parte di un tutto dove si mescola religione spiritismo, atti scaramantici (non incrociare le mani in chiesa mentre si dà il segno della pace perchè porta sfortuna, atto che è figlio di una sorta di confidenza e appartenenza a una profonda possibilità di essere radicati a un tessuto culturale e sociale). Si è ancora legati ad un riferimento di massima educativa e morale che mette capo a un messaggio che è profondo e sedimentato anche per chi non crede, che genera forme lessicali e modi di dire come “povero cristo” riferito a chi passa tanti guai perché il messaggio antico è passato anche a chi non crede, perchè Cristo è colui che ha subito pur non meritando di subire e lo sanno tutti. Questo per dire che alcuni parametri utilizzati sono del messaggio cristiano, a prescindere da chi ci crede o meno.

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