L'IDEA
DI SCUOLA
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Ogni riforma dovrebbe avere un'idea di scuola che sia da riferimento al cammino dell'istruzione stessa
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per fare scuola c'è bisogno di: una concezione del suo senso, delle finalità e delle sue funzioni in un preciso contesto storico
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dal dopoguerra in avanti si è avvertita una spinta pedagogica democratica supportata da nomi illustri, primo fra tutti, don Milani
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tale spinta ha dato vita a una serie di cambiamenti normativi: la scuola media unica 1962, nuovi programmi per la scuola media, elementare e orientamenti per la scuola materna
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Berlinguer tenta di dare nuovo approccio per elaborare un'idea di scuola; anche la riforma Moratti accenna a una certa organicità
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Gelmini propone un quadro frammentato che si sostanzia di voto in condotta, voti in decimali e ritorno della divisa scolastica
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quella dell'ultima riforma 107/2015, secondo Baldacci, è una cornice di matrice economicista di carattere neoliberista
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modelli europei dell'idea di scuola: Capitale Umano e Sviluppo umano
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modello del Capitale umano basato sulla scuola: subordinata all'economia e al mondo produttivo, pezzo del sistema socio-economico con il compito di preparare produttori efficienti capaci di garantire la salute sociale del Paese
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capitale umano = possesso di uno stock di conoscenze e competenze che la scuola deve trasmettere ai futuri produttori
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efficienza del sistema stimolata attraverso la competizione tra scuola genera competizione tra i dirigenti che mettono in competizione i docenti che mettono in competizione gli studenti, allineando tutto alla filosofia neoliberista
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modello dello sviluppo umano = l'economia diventa un mezzo per la qualità della vita e gli uomini rappresentano il fine; la società e la scuola hanno come compito lo sviluppo umano=capacità di essere soggetto autonomo e di progettare la vita secondo le proprie idee
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sviluppo umano pone al centro la formazione del cittadino in grado di avvalersi dei propri diritti e sulla formazione dell'uomo che progetta autonomamente la propria vita
PROFILO
CRITICO DELLA BUONA SCUOLA
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Richiamando alla memoria Dewey e Gramsci, Baldacci evidenzia che l'idea di scuola deve basarsi su un principio unitario, la frammentazione non aiuta la coesione; inoltre l'idea di scuola va ricavata dall'analisi storico sociale dell'epoca
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pertanto rispetto alla Buona Scuola, Baldacci individua limiti di impostazione, contenuto e metodo;
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impostazione: non c'è un'idea di scuola precisa; il titolo “La buona Scuola” è merito ma anche limiti per la sua genericità;
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sono state messe sul tavolo della discussione questioni vertenti sul problema del personale e della governance; ad avviso di molti esperti bastava fare dei decreti ad hoc e non spacciare la soluzione di questi problemi con il nome di Riforma
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secondo Baldacci e altri, era più sensato chiamarla “verso una buona scuola”, che indicasse la direzione e non una meta raggiunta; infine anche se i provvedimenti sono circoscritti, non posseggono un'idea guida organica la cui conseguenza è l'incoerenza degli stessi provvedimenti e la mancanza di coesione;
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contenuto (emerge la cornice economicista del documento): sbilanciamento sul capitale umano, meccanicismo e neoautoritarismo
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sbilanciamento: nel capitolo “rapporti con il mondo del lavoro”, manca il nesso scuola-democrazia, l'attenzione è tutta rivolta al modello del capitale umano trascurando lo sviluppo umano=rapporto scuola/impresa a scapito di scuola/cittadinanza
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meccanicismo: nesso scuola/mondo del lavoro concepito in termini troppo diretti e meccanici=la scuola deve formare il produttore “chiavi in mano” con lo stock di competenze utili ad entrare nel mondo del lavoro
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ma il produttore chiavi in mano possiede competenze particolareggiate che rischiano di risultare superate in poco tempo. La soluzione proposta da Baldacci è quella di formare un lavoratore in grado di formarsi continuamente, quindi con flessibilità cognitiva
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Neoautoritarismo: poteri attribuiti ai dirigenti scolastici troppo verticistici e gerarchici, rende evidente l'incomprensione del documento/legislatore rispetto alla natura del lavoro scolastico che si sostanzia nella partecipazione attiva e consapevole dei docenti all'attività formativa e al POF
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la scuola/azienda si allontana dall'idea di scuola come comunità democratica
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il rischio è che il clima autoritario si estenda anche al rapporto docenti/discendenti
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spunti felici del documento sono ravvisabili rispetto al ruolo dei laboratori nei quali si unisce il sapere e il saper fare, anche se manca il saper pensare
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i laboratori rischiano di diventare officine, limitandosi all'esecuzione e all'applicazione. Non basta il problem solving che affronta i problemi per prove ed errori, è necessario l'intervento del pensiero riflessivo che non compare nel documento
Cap.
2 – PER UNA SCUOLA DI PENSIERO: I PUNTI CRITICI DELLA LEGGE
di
Beniamino Brocca
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