LEZIONE DEL 15 MARZO

LETTERATURA ITALIANA- SECONDA LEZIONE

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Nelle lezioni di estetica Hegel riprende le sue tesi e sviluppa una definizione del romanzo: Esso è la moderna epopea borghese. Con questa affermazione egli vuole dimostrare che l’epos non è finito ma si è trasformato nella dimensione borghese.
A differenza di Bachtin che notava una contrapposizione tra epos e romanzo, per Hegel tale contrapposizione è assente, anzi afferma che c’è stato un rapporto di trasformazione (l’epos si è trasformato in romanzo). Dalla teoria di Hegel, secondo cui il romanzo è il prodotto della borghesia, prende le mosse Lukacs, il quale scrive “la teoria del romanzo” nel 1914-1920 che si configura come un’opera molto complessa. Notiamo una differenza rispetto ad Hegel in quanto Lukacs afferma che questo genere, essendo il prodotto della borghesia, è destinato a decadere con la morte della borghesia stessa. Quindi Lukacs preconizza la morte del romanzo.  La teoria di Hegel e di Lukacs è stata superata dal russo Bachtin che negli anni trenta del 900’ scrisse un libro dal titolo “Epos e romanzo”. Non ebbe molto successo ed in Italia apparve soltanto trent’anni dopo. Il teorico, a differenza di Lukacs, riteneva che il romanzo fosse un genere impossibile da definire perché sfugge a qualsiasi canone; Esso piuttosto è un genere aperto che è destinato non a morire bensì a trasformarsi. Di conseguenza il romanzo è il genere del futuro. Bachtin capovolge le tesi di Hegel stabilendo una netta contrapposizione tra epos e romanzo: Egli afferma che l’epica è un genere compiuto e definito e come tale è un genere invecchiato, nato nella cultura della tradizione orale e non può essere paragonato al romanzo, il quale invece è sorto nella post scrittura. Il romanzo esprime più di qualsiasi altro genere, il concetto di divenire proprio del mondo moderno. Il romanzo è un genere aperto e proprio per questa sua caratteristica allarga la sua sfera di influenza su altri generi (i generi tradizionali, a contatto con i romanzi si “romanzizzano” come il dramma di Hibbsen). Bachtin inoltre delinea gli elementi connotativi del romanzo che ci comprendono di capire la natura di esso. Innanzitutto il romanzo non deve essere poetico, ovvero non deve avere il ritmo cantato che è proprio della lirica, ma deve avere un ritmo ordinato a prosa, quindi un ritmo piano e razionale. Da questo punto di vista l’Ortis è ancora legato al passato (presenza dell’endecasillabo) ma da un lato si avvicina ai moderni, quindi è stato considerato più che un romanzo un monologo lirico. Inoltre l’Ortis, secondo Bachtin, non si configura come romanzo perché non vi è nessuna trasformazione, infatti il suicidio è il punto d’arrivo e di inizio.
Un secondo elemento costitutivo del romanzo è il protagonista, il quale non deve essere eroico come quello dell’epos. Il personaggio deve riunire in sé tutti gli aspetti contrastanti (positivi e negativi, comici e seri, bassi e alti). Il protagonista deve essere mostrato non come un soggetto compiuto ma come un soggetto in continuo divenire.
Indica però alcune peculiarità che sono i caratteri distintivi, organicamente legate tra di loro:
1) La tridimensionalità stilistica che è legata alla coscienza plurilinguistica del romanzo.
2) Il mutamento radicale delle coordinate temporali (tempo presente)
3) Una nuova zona di costruzione del personaggio temporale. Questa zona è in stretto contatto con il presente, il quale è incompiuto.
Con la tridimensionalità linguistica Bachtin intende dire che il plurilinguismo nel mondo antico era strumentale, ovvero serviva a produrre l’effetto comico, invece nel romanzo è funzionale, ovvero inteso come un fattore creativo. Il plurilinguismo può essere interno (differenza tra le lingue e codici differenti) ed esterno (vedi capitolo 3- dialogo tra dialogo l’azzeccagarbugli e Renzo). Secondo Bachtin le lingue nei romanzi non sono isolate ma sono interconnesse.

Per spiegare la seconda peculiarità Bachtin confronta il tempo passato eroico assoluto dell’epos (il mondo degli eroi si colloca ad un livello assiologico temporale che è diverso e lontano rispetto a quello del narratore; il tempo riflette la struttura patriarcale della società). Secondo Bachtin l’elemento comico distrugge la distanza epica. 

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